statistiche sito

Confartigianato sulla delocalizzazione degli stabilimenti della Best

Simone Clementi 3' di lettura 28/01/2011 -

Il settore cappe potrebbe perdere a breve gli stabilimenti della Best di Albacina e Cerreto d’Esi se la multinazionale americana deciderà di lasciare l’Italia. Confartigianato lancia l’allarme “la delocalizzazione comporterebbe ripercussioni altamente negative sulle imprese dell'indotto oggi in estrema difficoltà e molte in procinto di chiudere”.



“La delocalizzazione” commenta, Simone Clementi, segretario della Confartigianato di Fabriano “non è una misura che paga. Non è neanche una valvola di sfogo o una uscita di sicurezza. Per questo come Confartigianato di Fabriano e delle zona montana, esprimiamo tutte le sue riserve in merito a quanto sta accadendo nello scenario produttivo dell’entroterra. Il settore cappe – sottolinea - potrebbe perdere a breve gli stabilimenti della Best di Albacina e Cerreto d’Esi se la multinazionale americana deciderà di lasciare l’Italia e volgere i suoi investimenti in Polonia – e ancora - i 350 dipendenti dei due stabilimenti rischiano il posto di lavoro e tutto l’indotto già trema per le possibili ripercussioni che potrebbe comportare tale uscita di scena. Del resto – chiosa Clementi - il sistema produttivo locale è provato dallo sfilacciamento causato dalla caduta del colosso Merloni e ancora si attende di capire come evolverà questa situazione e a chi andrà il controllo della nuova Ardo.

La crisi - ribadisce il segretario della Confartigianato - continua a battere alle porte delle micro e piccole imprese che hanno perso le speranze di incassare fatture mai onorate che, prive di liquidità, non riescono a far fronte alle spese né a ottenere finanziamenti da banche troppo rigide e poco attente. A questo scenario disarmante – fa rilevare - si aggiunge ora la ventilata possibilità dell’abbandono della Best e la minaccia che, ancora una volta per colpa della delocalizzazione, altri posti di lavoro vengano meno e l’indotto di conseguenza ne soffra”.

Pertanto secondo la Cgia “Bisogna fare i conti, in particolar modo in questo difficile momento di crisi economica, con le ripercussioni che tali fenomeni generano sui livelli occupazionali, sulle imprese dell'indotto che oggi sono in estrema difficoltà e molte in procinto di chiudere con molti posti di lavoro persi. Sarebbe indispensabile - ribadisce l’esponente del sodalizio - per Fabriano, attivare iniziative volte alla concessione di risorse alle piccole imprese per permettere loro di fare fronte alla mancanza di liquidità dovuta anche ai ritardati pagamenti e di proseguire la loro gestione produttiva, ma anche attuare una nuova politica di tutela delle realtà distrettuali tramite la concessione di agevolazioni e riduzioni degli oneri amministrativi e dei carichi fiscali.

Tutto questo conclude Clementi - è necessario per far sì che le micro e piccole imprese, da sempre motore del territorio, tornino ai ritmi produttivi degli anni pre-crisi. Una economia sana e in crescita è la chiave anche per attrarre investitori, per mantenere i guadagni all’interno del distretto produttivo, per garantire lavoro e sicurezza sociale”.


   

da Daniele Gattucci





Questo è un comunicato stampa pubblicato il 28-01-2011 alle 19:35 sul giornale del 29 gennaio 2011 - 1976 letture

In questo articolo si parla di confartigianato, economia, fabriano, Daniele Gattucci, best

Licenza Creative Commons L'indirizzo breve è https://vivere.me/gPe





logoEV
logoEV


Cookie Policy